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Lo studiolo di Federico da Montefeltro a Urbino

Allestito a partire dal 1473, lo studiolo di Federico è un luogo magico e straordinario che permette di ammirare ancora oggi, grazie alla sua sostanziale integrità, la bellezza dell’arte di corte dell’Urbino rinascimentale.

Cosa si intende per studiolo?

Lo studiolo è un luogo di studio, di riflessione e crescita intellettuale. Uno spazio culturale immancabile nelle grandi dimore principesche delle capitali italiane del Rinascimento, da Mantova a Ferrara, da Firenze ad Urbino. E ad Urbino si trova una delle più compiute espressioni di studiolo, che ne condensa gli aspetti più caratteristici: lo studiolo di Federico da Montefeltro.

Chi fu Federico da Montefeltro?

Federico da Montefeltro fu il duca di Urbino fra il 1474 e il 1482: abile condottiero ma anche finissimo intellettuale che seppe raccogliere all’interno della sua corte i più eccezionali ingegni del suo tempo (fra cui, per esempio, Piero della Francesca), consacrando Urbino come centro culturale di primaria importanza per il progresso delle scienze e della arti nel Quattrocento .

Federico da Montefeltro con il figlio Guidobaldo, 1476-77, Pedro Berruguete, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino

Lo studiolo di Urbino

Lo studiolo di Federico si trova all’interno del Palazzo Ducale di Urbino, in corrispondenza della seconda loggia della celebre facciata dei Torricini, ossia  il prospetto dell’edificio che domina la vallata, caratterizzato dalle due torrette circolari che serrano la facciata.

È un ambiente piuttosto piccolo ma molto alto: questa sproporzione indusse a cercare di riequilibrare la percezione dello spazio tramite alcuni accorti stratagemmi messi in atto nella decorazione della stanza.  Infatti si pensò di suddividere la stanza in due zone, in modo da spezzare l’altezza spropositata dello studiolo: un’area decorata ad intarsio in basso e una recante i ritratti di uomini illustri in alto.

La parte bassa è completamente ricoperta di tarsie lignee, ossia composizioni in cui il disegno è prodotto dalla sagomatura e dall’incastro di legni di qualità e colori diversi.  Questo rivestimento sontuoso fu realizzato dai fratelli Benedetto e Giuliano da Maiano, Baccio Pontelli  e altri collaboratori sulla base di disegni  attribuiti a diversi artisti, fra cui Francesco di Giorgio Martini e Sandro Botticelli. La decorazione a intarsio è pensata per ingannare l’occhio del visitatore, simulando una spazialità molto più ariosa e articolata di quella reale.

Poiché mobili di grandi dimensioni non avrebbero trovato spazio all’interno dello studiolo a causa delle dimensioni troppo esigue, negli intarsi si riproducono illusionisticamente e con una maestria straordinaria grandi armadi con ante in parte chiuse e in parte aperte.  Esse lasciano intravedere mensole ricolme di oggetti dedicati allo studio, come libri, strumenti di misurazione (come orologi e astrolabi) o da disegno (come goniometri e compassi), candele consumate e clessidre (che richiamano il tema del tempo investito nello studio celebrando la dedizione del duca all’attività intellettuale).

Uno di questi armadi contiene l’armatura di Federico, riposta a simboleggiare la metamorfosi del duca che, in quell’ambiente, da condottiero si trasforma in filosofo e letterato. Appare anch’egli in questa decorazione intarsiata, a figura intera, disarmato, mentre fa ingresso nella stanza, riconoscibile (qui come in tutti i suoi ritratti) dal pronunciato naso aquilino.  A proteggerlo e ispirarlo, entro finte nicchie che sostituiscono alcuni compartimenti dei finti armadi, le rappresentazioni delle virtù: Fede, Speranza e Carità.

Infine, allo studiolo mancava una caratteristica fondamentale per creare l’atmosfera ottimale per l’attività speculativa: il contatto con la natura. Per ovviare al fatto che non era possibile per questa stanza creare un affaccio diretto sull’esterno, su uno dei lati della stanza viene ricreata a intarsio una finta loggia, che affaccia su un panorama immaginario, ingannando ancora una volta il visitatore nel regalargli una spettacolare, seppure illusoria, vista su un paesaggio con laghi, monti e borghi.

Finta loggia a tarsie lignee con panorama

La galleria di ritratti di uomini illustri che occupa invece la parte superiore della stanza dà l’impressione di trovarsi al loro cospetto. Questa sensazione è accentuata dal fatto che il soffitto dell’ambiente in cui vengono rappresentati sembra il continuo del reale soffitto a cassettoni. Si simulava in questo modo una sorta di dialogo sempre in corso fra il duca – che si ritirava in questa stanza a studiare e riflettere – e i grandi filosofi, poeti e padri della chiesa, del passato e del presente. A dipingere questi ritratti su tavola furono Giusto di Gand, pittore fiammingo, e Pedro Berruguete, artista spagnolo: la provenienza di questi due pittori dà la misura della eterogeneità di influssi culturali che a Urbino si incontrarono, dando vita a importantissimi stimoli di rinnovamento.  Fra i 28 personaggi rappresentati vi sono Platone, Aristotele, Dante Alighieri, Petrarca, Omero, Virgilio, san Tommaso d’Aquino, sant’Agostino.

Curiosità

1) Le tre logge che si succedono verticalmente al centro della facciata dei Torricini sono  in stretta correlazione logica con gli ambienti dell’appartamento che gli corrispondono all’interno del palazzo e nascondono una metafora. La più bassa, lasciata priva di finiture e ornamenti e posta in corrispondenza delle terme dell’edificio, simboleggia la cura del corpo; quella centrale, più adorna e associata allo studiolo,  rappresenta la cura della mente; l’ultima, la più decorata ed elegante, si collega alla cappella del palazzo e rimanda alla cura dello spirito. Insieme costituiscono i tre gradi di perfezionamento dell’individuo in una scala gerarchica che va dall’aspetto più materiale, il corpo, a quello più sublime dell’essere umano, lo spirito.

2) Gli studioli rinascimentali contenevano collezioni di opere d’arte, oggetti naturali o congegni tecnologici che potevano essere studiati e ammirati dai proprietari: dall’evoluzione della tipologia dello studiolo si ritiene che siano nati, dopo diverse tappe, i moderni luoghi di conservazione ed esposizione, ossia i musei. Nel caso di Urbino tuttavia lo studiolo non poteva contenere queste collezioni e per questo vengono riprodotte a nelle tarsie lignee. Le reali collezioni del duca vengono riposte invece in un piccolo ambiente sotto allo studiolo chiamato “tempietto delle muse”, probabilmente decorato dal padre di Raffaello, Giovanni Santi.

3) Dei ritratti che ornavano la parte alta dello studiolo sono rimasti in loco solo alcuni; 14 di queste tavole sono oggi al Louvre, sottratte durante le spoliazioni napoleoniche e mai più restituite. Nello studiolo oggi sono riprodotte con stampe fotografiche, in modo da non alterare troppo, nonostante la grave perdita, la percezione di questo ambiente straordinario.

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