La Gioconda, la Dama con l’ermellino, la Belle Ferronnière, il ritratto di Ginevra de’ Benci e il Musico: sono questi i 5 superstiti della produzione ritrattistica di Leonardo, che possiamo considerare di assoluta importanza per l’evoluzione del genere. Il “Musico”, conservato presso la Pinacoteca Ambrosiana di Milano, è peraltro il suo unico ritratto pittorico maschile giunto fino a noi, nonché l’unico tra i cinque sopracitati che oggi possiamo ammirare in Italia.

Caratteristiche
Un giovane rappresentato di tre quarti: lo sguardo assorto, un cartiglio musicale in mano; pochi semplici elementi a tratteggiare un’immagine estremamente vivida e naturale. Il ritratto del “Musico” di Leonardo, realizzato negli anni ‘80 del ‘400, cattura un momento di realtà: il giovane potrebbe aver appena terminato l’esecuzione canora della melodia che stringe nella mano e sentire ancora il rimbombo della sua voce che si espande nell’aria.
Il berretto rosso e la stola gialla accendono cromaticamente un dipinto altrimenti cupo, dominato dal colore della veste e dal fondo nero, che astrae il soggetto dallo spazio circostante. Eccezionale la precisione con cui Leonardo delinea i capelli uno per uno, dimostrando la più totale padronanza del mezzo tecnico. La luce proveniente dall’alto a destra illumina il volto, contribuendo a definire in maniera molto netta i lineamenti e a dare risalto e profondità allo sguardo. L’effetto fortemente chiaroscurato del volto, inoltre, conferisce plasticità volumetrica al personaggio.
Osservando la realizzazione delle pupille, si nota che la sinistra risulta più piccola della destra. È stato sostenuto da diversi studi critici che Leonardo qui dia prova di conoscere in maniera scientifica i fenomeni di dilatazione e restringimento della pupilla al variare della luce.
In seguito ai restauri effettuati nel 1905, poi, è stato reso possibile leggere sul cartiglio che il musico regge in mano alcune note su un pentagramma e la scritta “CAN[tor]ANG[elicum]”: questi elementi sono risultati fondamentali per correggere l’identificazione del soggetto ritratto.

Chi è il Musico?
Fino al restauro che ha fatto riemergere il cartiglio musicale si era creduto che il personaggio rappresentato fosse Ludovico il Moro, il signore di Milano alla cui corte Leonardo prestò lungo servizio. In seguito però la rivelazione di questo dettaglio ha fatto virare le ipotesi d’identità su un musicista.
Identità tutt’oggi in discussione presso gli studiosi. Le ipotesi più accreditate sono:
– Franchino Gaffurio (maestro di cappella del Duomo di Milano al quale rimanderebbe la scritta sul cartiglio “Cant / Ang”, riferita al trattato “Angelicum ac divinum opus”, pubblicato a stampa dal Gaffurio nel 1508)
– Josquin des Prez (cantore franco-fiammingo, membro della corte del Moro)
–Atalante Migliorotti (musico toscano amico di Leonardo, giunto con lui a Milano come cantante e abile suonatore di lira; nell’elenco di dipinti da portare a Milano Leonardo cita anche una “testa di Atalante”)
– Angelo Testagrossa (maestro di canto di Isabella d’Este)
Leonardo e il ritratto
«Il bono pittore ha da dipingere due cose principali, cioè l’omo e il concetto della mente sua. Il primo è facile, il secondo difficile perché s’ha a figurare con gesti e movimenti delle membra», scrive Leonardo nel suo “Trattato della pittura”, il testo che raccoglie le osservazioni e le sue teorie sull’arte e la natura annotate durante l’arco della sua vita.
Uno dei punti principali della sua ricerca era proprio “il moto dell’animo”, il desiderio di catturare lo spirito del personaggio e di esprimerlo attraverso gesti, espressioni, atteggiamenti, sguardi. Per questo i suoi ritratti sono spesso molto più che raffigurazioni “somiglianti” e statiche dei soggetti; traspare, invece, una caratterizzazione psicologica e emotiva.
Inoltre, Leonardo era letteralmente ossessionato dalla resa dei volti: ne studiava e disegnava ogni dettaglio sui suoi taccuini in repertori di nasi, bocche, occhi, orecchie. L’osservazione diretta della natura era per Leonardo l’unico riferimento possibile e la trasposizione di ciò che vedeva sotto forma di disegno e pittura era per lui un’operazione di natura scientifica.
Influenze
Il Ritratto di Musico è una delle tre sole opere rimaste a Milano, la città in cui Leonardo si reca a trent’anni per lavorare alla corte degli Sforza. A Milano Leonardo poté ammirare le opere di Antonello da Messina, che era stato convocato dai duchi di Milano attorno al 1475-6 per sostituire il pittore di corte Zanetto Bugatto. Antonello era dunque giunto da Venezia portando con sé alcuni ritratti da mostrare agli Sforza.
Antonello da Messina era un maestro indiscusso nell’arte del ritratto: aveva saputo cogliere la lezione fiamminga di Jan Van Eyck, importando in Italia l’impostazione a mezzo busto su fondi neutri, l’illuminazione del volto che fa emergere la figura dall’ombra, la registrazione analitica dei dettagli anatomici. È possibile riconnettere il Musico di Leonardo con almeno due ritratti di Antonello da Messina che potrebbe aver visto a Milano (dove Leonardo giunge nel 1482), molto simili per impostazione e per scelte cromatiche.
Ritratto di Giovanni Arnolfini, Jan Van Eyck, 1440 circa, Gemäldegalerie Berlino Ritratto d’uomo, Antonello da Messina,1475-6, National Gallery Londra Ritratto d’uomo (detto il “condottiere”), Antonello da Messina, 1475, Musée du Louvre Parigi
Significati nascosti
Si pensa che questo ritratto nasconda una sorta di metafora: la caducità e la volatilità della musica, che è legata al momento, accostata alla fuggevolezza del tempo che passa; al contrario la pittura fissa l’istante e la bellezza immutata per l’eternità. È un parallelo che Leonardo esprime spesso nei suoi scritti, mettendo a confronto musica e pittura:
la pittura eccelle e signoreggia la musica perché essa non muore immediate dopo la sua creazione, come fa la sventurata musica, anzi, resta in essere, e ti si dimostra in vita quel che in fatto è una sola superficie.”
(Leonardo, Trattato della pittura, Il paragone tra le arti)