Correva l’anno 1962, ci troviamo a Milano in via Leopardi 25, vicino alla stazione di Cadorna. Qui aveva sede la casa editrice Astorina, guidata dalle sorelle Angela e Luciana Giussani, che si occupavano della pubblicazione di giochi in busta e della serie a fumetti Big Ben Bolt. Tuttavia, non è per questo che la casa editrice viene ricordata ancora oggi.

La Astorina venne fondata proprio da Angela Giussani, all’interno della casa editrice Astoria, di proprietà del marito Gino Sansoni. Benché avesse lavorato con lui per diverso tempo, desiderava dedicarsi alle proprie pubblicazioni.
Dopo il fallimento della pubblicazione del fumetto Big Ben Bolt, che narrava le avventure di un pugile, ci riprovarono con un personaggio ispirato dalla lettura del romanzo Fantômas, di Pierre Souvestre e Marcel Allain, che Angela Giussani trovo casualmente sul treno. Il 1 novembre 1962 uscì in edicola il primo numero della serie a fumetti di Diabolik. Un ladro spietato, molto abile, con mille gadget high tech degni dell’agente 007 e, proprio come James Bond, si siede al volante di una classica inglese, una Jaguar e-type nera.

Il fumetto doveva avere un formato tascabile, che fosse quindi di facile lettura per i pendolari e doveva essere della durata di un viaggio in treno. Così la Giussani decise di ispirarsi ai romanzi di appendice come il già sopra citato Fantômas o Arsène Lupin, caratterizzati da trame a tinte forti e da storie di poche pagine. Serviva quindi un personaggio che incutesse paura, che suscitasse ammirazione per la sua genialità e audacia e che rapisse il lettore con le sue storie: nasce da questi presupposti Diabolik.
Il nome potrebbe derivare da un fatto di cronaca avvenuto a Torino nel 1958, nel quale un misterioso assassino lasciò sulla scena del crimine un biglietto firmato Diabolich. Questo fatto a sua volta ispirò anche un film di Totò: Totò Diabolicus uscito nel febbraio del 1962 poco prima dell’esordio di Diabolik. Inizialmente il personaggio doveva chiamarsi Diabolicus, che ricordava Nostradamus, poi però Angela Giussani preferì scriverlo con la “k”, ritenendolo più adatto al personaggio che aveva in mente.

Le origini del mito
Il primo numero del fumetto s’intitola Il re del terrore, in copertina una donna in primo piano urla di terrore e termini come brivido, diabolico e terrore, oltre alla dicitura «per adulti», fanno capire chiaramente al pubblico il target della storia.

Questo albo inoltre nasconde un mistero: il disegnatore Angelo Zarcone, che realizzò solo il primo numero della serie, dopo aver ricevuto il compenso del suo lavoro scomparve senza lasciare traccia. La scomparsa di Zarcone però non fu proprio un male per la testata, perché il suo lavoro fu mediocre e di fatto il primo numero viene spesso criticato proprio per i suoi disegni troppo grezzi. In questo albo fa anche la sua prima comparsa lo storico nemico di Diabolik, l’ispettore Ginko, il cui nome è un mal celato riferimento al marito di Angela Giussani, con la semplice aggiunta di una “k”. Si presenta come l’antitesi del protagonista ed destinato ad essere sconfitto ad ogni episodio solo per una mancanza di mezzi tecnici e l’obbligo di dover rispettare la legge.

Un albo molto importante fu il terzo numero, L’arresto di Diabolik, scritto a quattro mani dalle sorelle Giussani. L’albo è una pietra miliare della serie, fu proprio in questo numero che fece la sua prima comparsa un fondamentale comprimario delle avventure di Diabolik: Eva Kant, complice e amante di Diabolik e ladra abile quanto il re del terrore. Questo personaggio rompe gli schemi del classico personaggio femminile, che spesso nei fumetti veniva salvata dal protagonista maschile dalle più svariate situazioni pericolose. Eva Kant invece è tutt’altro che la classica donzella in difficoltà, spesso sarà proprio lei a salvare il nostro ladro da situazione pericolose, capovolgendo le classiche dinamiche. Successivamente vedremo albi dove la protagonista della storia sarà proprio Eva Kant.

La risonanza mediatica
Un fumetto del genere nell’Italia di fine anni ’60 inizio ’70 non suscitò certamente poco scalpore. Infatti non furono poche le lettere di sdegno per la eccessiva violenza e non solo. Venne spesso anche denunciato con l’accusa di deviare i minori e a causa del terzo numero le Giussani finirono in tribunale con l’accusa di incitamento alla corruzione. Vennero assolte poiché nella copertina Diabolik appare in manette, il criminale alla fine paga per le proprie azioni.

Dopo tutte le polemiche, o anche grazie ad esse, il fumetto è destinato a essere un gran successo, un vero e proprio caso mediatico. Tutti conoscono in qualche modo Diabolik, anche se non l’hanno mai letto. Il personaggio è diventato una vera e propria icona pop, tanto che lo si può vedere raffigurato su magliette, poster e altro merchandising venduto in tutto il mondo. Eva Kant diventa un’icona di stile grazie ai suoi abiti total black: nell’episodio n.2 della sesta stagione di How I Met Your Mother sullo sfondo si può scorgere un poster che ritrae una tavola proveniente da un albo di Diabolik. Addirittura i Beastie Boys hanno fatto una parodia del personaggio nel video della canzone Body Movin’.
Diabolik e il grande schermo

Il 16 dicembre 2021 Diabolik è ritornato sul grande schermo, dopo il cult Danger: Diabolik del regista Mario Bava, con il film diretto da Antonio e Marco Manetti, con protagonisti Luca Marinelli e Miriam Leone, rispettivamente nei panni di Diabolik ed Eva Kant e Valerio Mastrandrea nei panni di Ginko. Perché proprio adesso questa uscita? Nel 2022 la testata compirà ben sessant’anni !
