C’era una volta a Palermo la famiglia Florio, una dinastia di capitani di industria, titolari di un patrimonio immenso. La storia dei Florio rappresenta un capitolo fondamentale nel quadro degli avvenimenti della città e dell’isola, un’epopea che va dalla seconda metà dell’Ottocento fino al secondo dopoguerra.
Nati come poveri commercianti di spezie immigrati dalla Calabria, nell’arco di poco tempo crearono un impero da cui dipendeva la prosperità economica della Sicilia. I Florio – che nonostante il loro successo si sentirono sempre agli occhi dei palermitani come “stranieri” o “facchini” – divennero i “LEONI di Sicilia”, l’animale scelto come stemma di famiglia, che beve lungo un fiume le acque che lambiscono le radici dell’albero della china ( alla loro fortuna contribuì molto il fatto che fossero gli unici a vendere il chinino, rimedio efficace utilizzato per curare la malaria).
Il primo che arrivò a Palermo, dopo il terremoto in Calabria del 1783 fu Paolo Florio. In via dei Materassai aprì una bottega di spezie, droghe e generi coloniali, l’Aromateria; gli affari crebbero poiché Paolo Florio era l’unico a possedere merci di grande qualità e quantità. Alla sua morte, iniziò l’ascesa della famiglia con Ignazio e Vincenzo Florio, rispettivamente il fratello e il figlio del capo famiglia Paolo.
Vincenzo a 29 anni prese il controllo della famiglia e della società: credette nello sviluppo del porto di Palermo, investì nella pesca del tonno a Favignana – aprendo anche una tonnara – non si arrese mai di fronte alla spietata concorrenza inglese e produsse il proprio vino, il Marsala. Alla sua morte gli successe il figlio Ignazio, ormai titolare di un impero immenso che sposò una nobile del tempo. Poi, il suo primogenito Ignazio Florio Junior, diventò l’erede prescelto per accrescere il prestigio della famiglia e l’unione con Donna Franca, la regina di Palermo, gli fece acquisire grande notorietà. La coppia giovane, bella, ricca e generosa, legò il suo nome ad opere di mecenatismo e alla promozione di attività culturali a Palermo, oltre che ad opere imprenditoriali all’avanguardia.
L’industria navale

I Florio trasportavano merci e persone via mare già dal 1840 grazie al fiuto per gli affari di Vincenzo Senior; nel 1881 Ignazio Senior insieme alla famiglia Rubattino di Genova fondò la Navigazione Generale Italiana, la seconda compagnia in Europa dopo le Messageries Maritimes francesi, monopolizzando i trasporti marittimi nel Mediterraneo. A partire dal 1890 la famiglia affrontò una grave crisi poiché il governo decurtò le convenzioni con la Navigazione Generale Italiana e il porto di Palermo perse importanza a favore di Napoli e Genova. Nel 1896 Ignazio Florio inaugurò i nuovi cantieri navali di Palermo per cercare di portare nuovamente alla ribalta la città e salvare il suo polo industriale.
La produzione del Marsala

Marsala si rivelò un altro luogo della Sicilia a creare profitto e ricchezza per i Florio. Vincenzo Florio Senior, nonostante il mercato del vino fosse monopolizzato da tre grandi imprenditori anglosassoni Ingham, Woodhouse e Witaker, costruì uno stabilimento, il cosiddetto “baglio”, dove il Marsala, il vino fortificato, scalò le classifiche di gradimento degli inglesi. Si trattava di un complesso con 14 tettoie lunghe fino a 200 metri che ospitava botti su tre file e botti da 7000 litri. La cantina fondata nel 1833 da Vincenzo Florio si distinse dalle altre per la ricerca della qualità più che della quantità, arrivando a essere il vino della nobiltà europea, amato sia a tavola che con i sigari. Oggi la cantina continua la sua produzione vinicola promuovendo anche attività turistiche e culturali al suo interno.
Favignana, l’isola della tonnara e rifugio familiare

Il legame della famiglia Florio con Favignana (anticamente chiamata Aegusa), risale al 1874 quando Ignazio Senior acquistò interamente le Isole Egadi dalla famiglia Pallavicino, rimodernando gli stabilimenti della vecchia tonnara. Quest’ investimento si trasformò presto in un grande successo economico e sociale poiché alla tonnara lavoravano circa 400 persone; inoltre la mattanza, che si svolgeva a maggio, divenne un vero e proprio rito celebrato dai favignanesi. A quel tempo il tonno veniva conservato sotto sale ed il suo consumo era limitato poiché si pensava che quel tipo di conservazione causasse gravi malattie; di conseguenza, non si poteva neanche vendere in luoghi lontani. Fu Ignazio Senior ad inventare il tonno sott’olio, conservato in scatolette di alluminio e destinato ai mercati di tutto il mondo. Favignana ancora oggi conserva lo stabilimento della tonnara, un monumento di archeologia industriale, un palcoscenico a cielo aperto tra terra e mare. Ai confini del mondo, Ignazio Florio Junior e Donna Franca stabilirono il loro “buen ritiro”, un luogo dove concedersi una pausa dalla frenetica vita mondana, dove ritemprare corpo e anima. A Favignana li accoglieva palazzo Florio, la villa in stile Liberty fatta costruire dal padre nel 1878.