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Emilio Ceretti: il padre italiano dei giochi da tavola

A tutti noi sarà capitato di trascorrere una serata piovosa intorno a un tavolo, a giocare con gli amici a Monopoli, oppure a Risiko. Ebbene, ad importare entrambi i giochi fu la stessa persona. A lui va il nostro più sincero grazie per averne migliorato la giocabilità (e non solo).

Emilio Ceretti, ecco il nome che dobbiamo segnarci oggi.
È stato lui nel 1936, insieme agli amici Walter Toscanini (il primogenito del grande direttore d’orchestra), Paolo Balestrino e Walter Borletti a fondare la Editrice Giochi, dopo aver lavorato per un periodo presso la Mondadori. La sua è stata una vita da pratico intellettuale, ovvero quella di un uomo propenso al lavoro ma anche alla cultura. Potremmo paragonare la sua carriera ad una matrioska russa: ogni sua esperienza è stata infatti inglobata in nuovi contesti, dai contorni sempre diversi.

Ceretti viene ricordato come l’uomo che portò gli italiani a conoscere il Monopoli prima e il Risiko dopo, facendoli innamorare dei giochi in scatola. Ma non è finita qua, anche la Barbie, lo Scarabeo e l’Allegro chirurgo sono stati importati per primi nel Belpaese dalla sua azienda.
Emilio è cresciuto in pieno regime fascista, figlio di un importante ingegnere – Giulio Ceretti – divenuto famoso ovunque per aver costruito la prima funivia con sostegni intermedi nel 1912 (la linea Lana – San Virgilio: 1500 km di lunghezza con un dislivello di 1400 metri, caso senza precedenti nella storia).

Da giovane Ceretti si recò come reporter in Finlandia, proprio mentre infuriava la cosiddetta “Guerra d’inverno”, combattuta dal paese scandinavo contro l’Unione Sovietica (1939). Insieme a lui si trovava anche Indro Montanelli, alla sua prima esperienza sul campo, che lo avrebbe designato come promettente giornalista nel panorama italiano dell’epoca. Scrivevano entrambi per lo stesso quotidiano, il Popolo d’Italia. E così, i due strinsero una forte amicizia, che andò oltre i rapporti lavorativi.
Ceretti era anche un grande appassionato di letteratura straniera, a cui si deve la traduzione dall’inglese all’italiano di alcuni testi di Sinclair Lewis, Katherine Mansfield e Aldous Huxley (tra cui “The Brave New World”, dalla trama distopica e avvincente).

Dopo un breve periodo in Mondadori, Ceretti decise di mettersi in proprio con la fondazione Editrice Giochi. Per scampare alla censura del Comitato per la cultura popolare fascista (il MinCulPop), già nel primo anno di attività decise di tradurre in italiano il Monopoly (di origini americane) traslitterando il titolo in Monopoli, senza la ipsilon finale. I nomi delle vie vennero calibrati prendendo come riferimento la toponomastica milanese, mentre alcune regole furono leggermente adattate.
Da un punto di vista storico, le origini di questo gioco di società si devono ad Elizabeth Magie, che all’inizio del XX secolo aveva inventato The Lansford’s Game. Era una seguace dell’economista Henry George, e il gioco era stato concepito come uno strumento didattico per insegnare la sua teoria dell’imposta unica.

Il RisiKO! invece, risale alla fine degli anni Cinquanta, quando il regista francese Albert Lamorisse ideò Risk: La Conquete du Monde, un gioco di strategia che registrò una discreta diffusione in Francia. Emilio Ceretti individuò un grande potenziale ludico in questo prodotto, e decise di assicurarsene i diritti per la distribuzione in Italia. Era il 1977 quando la Editrice Giochi lanciò la sua versione, che di fatto si è trasformata nella più commercializzata in assoluto. Oggi il territorio della Kamchatka può essere quasi considerato un concetto pop.

Ma come spiegavamo nell’introduzione, Emilio Ceretti e la sua azienda non si sono assolutamente limitati ad importare due grandi classici come il Monopoly e il Risiko, tutt’altro.
Nel 1959 fu la volta della Barbie. Ebbene sì, la bambola più famosa del mondo venne introdotta in pieno boom economico, divenendo presto un oggetto del desiderio tra le fasce d’età più giovani. Nello stesso periodo storico anche Scarabeo prese il marchio della Editrice Giochi, come versione italiana dello statunitense Scrabble. Qui sono i vocaboli e le lettere a farsi protagonisti di avvincenti partite intorno a un tavolo. Come non citare poi l’Allegro Chirurgo, dove il sangue freddo e la lucidità si uniscono alla scoperta del corpo umano; anche quest’ultimo gioco è stato introdotto nel Belpaese dal gruppo di Ceretti, raccogliendo l’idea vincente della Hasbro negli anni Sessanta.

Insomma, nei primi decenni di attività la strategia era quella di rilanciare – con gli opportuni aggiustamenti – una serie di giochi internazionali, raccogliendo un enorme successo domestico. Tuttavia, con la diffusione della televisione nella penisola, e dunque anche di programmi di intrattenimento quali i quiz a premi, l’intuizione imprenditoriale è stata quella di tradurre gli show mediatici in giochi in scatola.
Per esempio, Ceretti ha collaborato per molti anni con Mike Bongiorno, realizzando le versioni analogiche di Rischiatutto, Superflash, e BIS. Il filone si è ampliato ad altri titoli, tra cui Il pranzo è servito e Ok il prezzo è giusto. In tempi più recenti invece, hanno subito lo stesso processo l’Eredità, Affari Tuoi e i Soliti Ignoti.
Un’idea semplice, ma che ha contribuito al rafforzamento dell’azienda nel tempo.

Emilio Ceretti, dopo una carriera assai fortunata, si è spento nel 1988, lasciando nelle mani dei figli un’azienda capace di imporsi sul mercato continentale. Sono stati proprio loro a portare avanti il percorso, fino al 2016, quando la Editrice Giochi è stata acquisita dalla multinazionale canadese Spin Master, chiudendo così un’era importante per la storia dei giochi in scatola.

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