Genova è sempre stata definita una città incastonata tra il mare e i monti.
E così è, senza ombra di dubbio. Petrarca la definiva “signora dei mari”, ma allo stesso tempo “coronata da aspre montagne”.
Nel suo nucleo più antico, quel centro storico che si sviluppa a pochi passi dalle banchine marittime e che sembra accoccolarsi attorno all’ansa portuale, si respira umanità.
Le serrande dei negozi si affacciano l’una di fronte all’altra, lungo vicoli stretti e ramificati in ogni direzione, chiamati tipicamente caruggi. L’odore forte delle spezie si mescola con il chiacchiericcio dei passanti,
il sole è un concetto che sfiora i bassifondi del quartiere, spuntando tra gli alti palazzi con fasci di luce. Guardi verso il cielo, che appare a spicchi, e ti sembra di trovarti nella caverna di Socrate: sai che c’è il mare a pochi passi da te, lo percepisci, lo senti. I refoli di vento carichi di salsedine non mentono. Tuttavia non puoi vederlo.


Quello di Genova è uno dei centri storici più grandi d’Europa, ma è soprattutto il più denso.
La stratificazione di epoche lontane, di vicende sociali e individuali, di ricchezza e di povertà, di problematiche e di vantaggi, lo rende un unicum tuttora sottovalutato.
Parliamo di 113 ettari di terreno, all’interno del quale si distribuiscono circa duecento palazzi storici, notificati attraverso il sistema dei Rolli. Gli stili architettonici si intrecciano l’uno con l’altro, smarcandosi da un’idea di coerenza generale, ma è proprio questa caratteristica a rendere una sorpresa l’intera zona urbana.
Certi muri incrostati mostrano con orgoglio citazioni di De Andrè, il poeta contemporaneo di un’intera città. I resti della cinta muraria, risalente fino al IX secolo d.C. si palesano magnificamente, con Porta Soprana a fare da fiore all’occhiello.
I gabbiani volteggiano in alto, mentre la folla si dipana tra le piazzette e i rari slarghi concessi dal groviglio degli edifici.
Piazza delle Erbe, piazza del Campo, piazza Lavagna, Piazza degli Embriaci, ciascuna di esse raccoglie la vitalità di un popolo a volte stigmatizzato come “chiuso e mugugnone”. E poi San Lorenzo, la cattedrale, con la sua facciata immensa: pensate che al suo interno si può trovare esposta una bomba inesplosa, che durante la Seconda Guerra Mondiale aveva perforato il soffitto della chiesa, dopo essere stata sganciata da un aereo britannico.


La struttura labirintica del centro storico è pregna di aneddoti, e prendersi del tempo per scoprirne alcuni può valerne la pena. Intanto, perché i vicoli di Genova sono così stretti?
Una delle motivazioni è di carattere puramente strategico: la creazione di passaggi pedonali del genere andava a svantaggiare un potenziale attacco da parte di truppe nemiche, appesantite dalle armature e dotate spesso di cavalleria. La capacità di spostamento veniva ridotta esponenzialmente, rendendo scomoda un’offensiva via terra al cuore della Superba.
Contro eventuali compagini di pirati in fase di sbarco, inoltre, dai piani alti dei palazzi veniva gettato olio bollente, respingendo ogni velleità di conquista.
Con il trascorrere dei secoli si è generata una commistione tra il vecchio e il nuovo, in un incessante intersecarsi di strutture e di edifici. Il sacro e il profano condividono i loro spazi guardandosi negli occhi.
È qui che Don Gallo soccorreva i tossicodipendenti e gli sbandati, raccogliendoli dai loro percorsi di vita.
A Genova vi è la possibilità di esplorare il centro storico seguendo alcuni percorsi tematici, a partire dalle botteghe artigiane, fino ad arrivare all’arte religiosa.
Sbucando al Porto Antico, puntellato di palme e con i profili delle navi ormeggiate ai moli, si può apprezzare il grandioso lavoro di restyling effettuato da Renzo Piano nel 1992. In quella data infatti si celebrarono i cinquecento anni dalla scoperta dell’America, da parte del genovese Cristoforo Colombo: l’occasione giusta per riqualificare un’area che stava subendo i colpi del tempo. Oggi è proprio qui che convergono i flussi turistici principali, tra l’Acquario (il secondo più grande d’Europa), il Bigo, l’ampia area pedonale e l’eleganza di Palazzo San Giorgio, dove secondo alcuni Marco Polo avrebbe scritto il “Milione”.
Nel caso in cui vogliate accompagnare il vostro tour con una nota di gusto, le opzioni enogastronomiche non mancano, tra locande, profumi di focaccia, banchi del pesce e fritture. Lasciamo alla sensibilità di ognuno la scelta a riguardo, il bello di potersi perdere nei vicoli di Genova è trovarsi in uno stato di serendipity, dove la sorpresa potrebbe essere sempre dietro l’angolo.